Pietra massiccia a domicilio
In un contesto normativo particolarmente vincolante, l'intervento in corso di ultimazione a Plan-les-Ouates, realizzato sulla base di un concorso vinto dal consorzio Perraudin Archiplein nel 2016, non manca di sorprendere. I due nuovi fabbricati – primi immobili residenziali svizzeri costruiti in pietra massiccia da decenni – appaiono come una sorta di miraggio nel contesto attuale.
Il Canton Ginevra è noto per l’applicazione estremamente rigida del regolamento locale in materia di realizzazione di complessi residenziali. Nell’ultima decina d’anni sono state allentate varie norme, ma certi punti restano più complicati da interpretare che in altri cantoni. In effetti, nelle zone di sviluppo è obbligatoria la combinazione di appartamenti di diverse categorie ed è prefissata la superficie dei locali di ciascuna abitazione – globalmente inferiore rispetto a quanto previsto in altre regioni della Svizzera –, cosa che determina un impatto tipologico, dato che certe planimetrie non sono ammissibili nel cantone ginevrino mentre lo sarebbero a Basilea o a Zurigo. Sulla base del numero totale dei locali abitabili compresi nell’immobile viene stabilito un budget che resta uguale quale che sia la costruzione e da cui è impossibile derogare.
È in questo contesto normativo particolarmente vincolante che sorgono i due fabbricati in pietra massiccia di Plan-les-Ouates. Su un seminterrato in cemento armato si innalzano corpi di quattro e otto piani fuori terra caratterizzati da una struttura portante verticale interamente in pietra massiccia,1 mentre i solai sono in calcestruzzo. Tre anelli concentrici strutturano la pianta di ogni piano: un anello esterno e uno intermedio, entrambi portanti, e un anello interno, autoportante. La scelta delle pietre da utilizzare – provenienti da tre diverse cave di calcare – è basata sulle proprietà meccaniche e sulla resistenza agli elementi naturali dei vari blocchi.2
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Un’operazione del genere creerebbe stupore anche se non fosse sottoposta a limiti particolari; ma genera una sorpresa ancora maggiore se si tiene conto dei vincoli gravanti sul progetto, divenuto realtà grazie all’investimento degli architetti e del committente, il comune di Plan-les-Ouates. Citiamo i tre maggiori ostacoli che i progettisti hanno dovuto superare: il piano finanziario che prevede una vita della facciata e della coibentazione periferica di almeno quindici anni; il rapporto sfavorevole tra la superficie lorda dei solai e quella calpestabile, originato dallo spessore dei muri portanti in pietra massiccia; i costi aggiuntivi determinati dalla decisione di impiegare quest’ultima, costi che hanno dovuto essere compensati dal risparmio su altre voci, giacché il budget a disposizione resta identico per tutte le costruzioni soggette al medesimo regolamento, che siano edificate in cemento, mattoni o legno.
Il lavoro è dunque innanzitutto consistito nell’ottemperare ai vincoli3 per poi concentrarsi sulla natura ancora sperimentale4 di una costruzione in pietra massiccia destinata alla residenza collettiva nel contesto elvetico contemporaneo. Certi aspetti dell’operazione potranno essere indagati già nel prossimo futuro, ad esempio l’espressione architettonica del complesso, di cui sarà possibile misurare il valore e il legame con i «validi apporti della storia»5 dopo la chiusura del cantiere, in autunno; invece per i dati riguardanti la personalizzazione, l’usura e l’invecchiamento generati dagli abitanti all’interno dei fabbricati e la patina prodotta dalle intemperie all’esterno bisognerà attendere che l’esperimento sedimenti nel tempo.
In questa fase della costruzione, ciò che si può già valutare è il carattere eccezionale conferito dalla materialità dei tre anelli in pietra massiccia6 a uno spazio domestico che si sottrae del tutto alla critica aspra – e giustificata – riguardante la standardizzazione degli interni nelle residenze collettive.7 Lo spessore totale delle pareti della facciata – sessantacinque centimetri – rimanda alla densità murale definita nelle ricerche di Nicolas Bassand.8 Negli appartamenti, la pietra massiccia appare nei vani delle finestre e nei balconi. All’interno, colpisce la facciata interna della tromba delle scale, che propone una continuità con l’esterno di materiali e tinte – giallo pallido. Ma è probabilmente l’anello intermedio, insieme a certi muri divisori, a caratterizzare in maggior misura lo spazio domestico. L’impatto è innanzitutto tipologico, perché determina una netta cesura spaziale tra il nucleo centrale dell’appartamento – che accoglie gli spazi di distribuzione e i servizi – e la fascia periferica, in cui trovano posto le camere da letto e la zona giorno. Vari locali – soggiorni e camere, ma anche stanze da bagno – esibiscono di conseguenza una o più pareti in pietra a vista. Il fatto che, in conformità con la normativa ginevrina, il complesso riunisca appartamenti di proprietà, abitazioni a canone libero e alloggi sociali non fa che rendere più interessante, e appagante, il risultato.9
Lungi dalle moodboards proposte sempre più di frequente nel settore immobiliare per «differenziare i propri appartamenti da quelli della concorrenza», le abitazioni disegnate da Atelier Archiplein e Perraudin Architectes propongono una definizione dello spazio domestico attraverso la struttura portante e la materia di cui è composta, mostrandola così com’è, con i suoi giunti irregolari, le differenze tra i blocchi e le tracce della lavorazione:10 un vero tour de force.
Note
- La tromba dell’ascensore è in cemento, ma strutturalmente non è connessa con la struttura portante.
- Vedi Stefano Zerbi, Volumi di pietra, in espazium.ch, 11 agosto 2021.
- Uno dei risparmi sui costi è stato ad esempio garantito dalla mancata finitura di vari muri portanti in cui la faccia a vista della pietra grezza coincide con la superficie finita.
- L’esperimento prosegue: nel 2018 l’Atelier Archiplein ha infatti vinto con una proposta che prevede l’uso della pietra massiccia il concorso indetto dalla Fondation Nicolas Bogueret a La Coulouvrenière (Ginevra).
- Dall’intervista con Francis Jaquier dell’Atelier Archiplein, 28 maggio 2021.
- Per coprire la distanza tra solaio a solaio, negli anelli esterni (compresi i muri divisori) e in quelli interni i blocchi sono distribuiti su quattro corsi, mentre l’anello intermedio è composto da cinque strati. La differenza deriva dalla diversa qualità delle pietre impiegate.
- Si tratta di uno dei temi sviluppati nella mostra «Svizzera 240: House Tour», allestita nel 2018 all’interno del Padiglione svizzero della Biennale di Venezia da Alessandro Bosshard, Li Tavor, Matthew van der Ploeg e Ani Vihervaara.
- Nicolas Bassand, Densité et logement collectif – Innovations architecturales et urbaines dans la Suisse contemporaine, tesi EPFL n. 4276, Lausanne 2009.
- La ripartizione degli appartamenti è la seguente: 22 abitazioni di proprietà per piano; 12 unità a canone libero; 34 alloggi sociali.
- Vedi Stefano Zerbi, Volumi di pietra, op.cit.